Disclaimers: tutto
questo avviene dopo 'corrompere la luce', se a qualcuno è scappato questo
capolavoro, fa niente, diciamo che i personaggi di Yoroiden Samurai
Troopers (che non mi appartengono e con i quali non guadagno $$ ... a meno
che qualcuno di voi voglia pagarmi per leggere il seguito ... ma non credo
proprio anche perchè se vi piace l'inizio, il resto ve lo posto anche
gratis!!!) sono stato un po' manipolati dalla mia mente malata per far
saltare fuori questo casino
RINGRAZIAMENTO doveroso alla mia consulente estetico/medica: la mia Ljs!
Senza di lei questa parte non sarebbe mai potuta nascere per cui . .
prendetevela con lei!!! :P!
Ah ... un'ultima cosa e poi vi lascio leggere tra # ci sono le frasi che si
scambiano telepaticamente!
Fili
intrecciati
di Dhely
parte VII
Erano passate due settimane.
Due settimane monotone, vuote di qualunque luce, di amore, di gioia.
Piene solo di malinconia, recriminazioni, desiderio di ricostruire ma
senza sapere davvero da che parte ricominciare per dare un senso alla
propria vita, al loro gruppo. Se poi erano ancora un gruppo . . Shin era
cupo e taciturno, quasi spezzato dal rimorso e il suo umore pareva
contagioso. Ryo pareva un'anima in pena, sempre iper impegnato in mille
cose come se fosse l'unico modo che conoscesse per non pensare. Si erano
parlati, in effetti, avevano cercato di sgarbugliare quella terribile
matassa che ognuno aveva dentro ma tutti sapevano che senza conoscere la
decisione di Seiji non potevano fare altro che aspettare. E aspettare era
quasi come morire.
Gli mancava, come non gli era mai mancato nulla prima d'allora. Avrebbe
solo voluto vederlo. Non pretendeva di parlargli, non voleva neppure che
Seiji sapesse della sua presenza, non gli importava. Voleva solo vederlo.
Non aveva mai pianto tanto in vita sua, perché gli mancava, per quel che
gli aveva fatto, per quello che . . il resto del mondo gli aveva fatto,
per i segni su di lui che avrebbe potuto trovare fissandolo negli occhi,
per il poco coraggio che si sentiva dentro. Ma quello che raccontava Shuu
quando tornava a casa non gli basta più. Sapeva che stava migliorando,
che stava rispondendo bene alle terapie, che aveva voglia di uscire, di
tornare a casa . . ma non era come vedere quegli occhi, quel volto, quelle
mani . . non era la stessa cosa, e il fuoco che gli bruciava il cuore
quando pensava a lui non faceva altro che aumentare il desiderio.
Era un Samurai. Avrebbe dovuto sapere controllarsi ma aveva dimostrato più
volte di non esserne in grado. In compenso, entrare in un ospedale fuori
dall'orario di visita per lui era uno scherzo, anche se decideva di
passare dall'ingresso principale con un mazzo di fiori fra le braccia.
Erano le 22, sapeva che le ultime medicine gli infermieri le portavano per
le 21 e ora Seiji doveva stare dormendo. Bene, perfetto. Voleva solo
vederlo, anche per un semplice attimo e lasciargli quei fiori che aveva
girato mezza città per trovarli. Rose bianche e calle. Gli ricordavano
lui, tutto quel chiarore, quella delicatezza, quella nobiltà naturale . .
un etereo profumo, piacevole e delicato.
La stanza era buia e silenziosa proprio come il corridoio che aveva appena
percorso. Seiji dormiva con le tende spalancate, com'era sua abitudine, in
mezzo alla luce della luna che scivolava giù dal cielo come se volesse
riempire tutta quella stanza. Ma era fredda e bianca, candida, pura e un
po' distante . . come Seiji . . Touma sorrise appena vedendolo dormire
voltato su un fianco, le braccia strette al petto, una mano posata sul
cuscino, il palmo semi aperto rivolto verso l'alto, e poi il viso disteso
e rilassato, dormiva tranquillo, il respiro regolare e leggero, i capelli
che gli scivolavano sull'ovale del viso accesi di riflessi d'argento. Per
la prima volta dopo tanto tempo lo vedeva rasserenato, niente segni a
solcargli la fronte, niente pensieri cupi a corrugargli le labbra.
Sembrava una statua, la sua pelle sotto la luna era dello stesso colore
del marmo e i suoi capelli fili di platino . .
Touma prese un profondo respiro, poi appoggiò il mazzo di fiori sul
comodino accanto al letto. Shuu gli aveva detto che sul tavolino della
stanza c'era un vaso vuoto . . eccolo . . avrebbe sistemato i fiori e poi
se ne sarebbe andato. Aveva tutto quello che poteva desiderare, ormai,
aveva ottenuto quel che voleva . .
Sentì Seiji prendere un respiro più profondo degli altri come se fosse
stato disturbato da qualcosa. Touma si bloccò voltandosi piano.
Profumo. Un profumo . . pulito e fragrante, che cancellava quel fastidioso
odore di sottofondo dei disinfettanti e dei medicinali che temeva gli
sarebbe rimasto nel naso per sempre. Invece no, profumo di fiori, un aroma
che pareva uscito dai suoi sogni, che lo sfiorava delicatamente, una
carezza gentile sul cuore che lo fece svegliare . . aprì gli occhi e
incrociò uno sguardo che sapeva di spazi siderali e di stelle remote.
Touma.
Lui mosse un passo in avanti, titubante, ancora incantato da quelle albe
violette che aveva visto accendersi sotto le ciglia bionde e da quel mezzo
sorriso che aveva visto sfiorare quel viso pallido. Un sospiro trattenuto.
Poi non riuscì più bene a distinguere i contorni, gli occhi pieni di
lacrime. Abbassò il capo stringendo i pugni.
"Sono un coglione, Seiji."
Si aspettava di tutto, in risposta, ma non quello. Una risata soffocata
poi un sospiro. "Bhè, almeno lo sai."
Sollevò lo sguardo e lo vide sorridere appena chinando un poco il capo in
un silenzioso cenno di saluto.
"Seiji . ."
Lui si chinò verso i fiori bianchi portandosi una rosa al naso " Ti
ringrazio di avermi portato dei fiori. Così belli poi. Come sapevi che
sono i miei preferiti?"
Touma scosse il capo. " Non lo sapevo. Mi . . mi ricordavano te, per
questo li ho presi. Ma . . non volevo svegliarti."
Seiji gli indicò la sedia accanto al suo letto. "Non dovresti essere
qui a quest'ora, ma già che ci sei . . perché non ti siedi e non
parliamo un po'. E' da tempo che . . che volevo farlo."
Touma si sedette stringendo le mani. Parlare, sì parlare di quello che
sentiva dentro, di quello che stava provando, era lì seduto, bastava
aprire la bocca e dirglielo, senza paura. Dopo tutto era una cosa
semplice. Solo aprire la bocca, riempirsi i polmoni d'aria . . e parlare .
. Ma non riusciva a sollevare lo sguardo su di lui. Era troppo vicino, e
si sentiva troppo confuso, non avrebbe dovuto trovarlo sveglio, non
avrebbe dovuto parlargli, non .. Era semplice fare l'amore, Seiji era così
bello, il suo corpo era meraviglioso e le emozioni che suscitava erano
limpide e pure come il cristallo, era semplice rotolarsi in un letto in
silenzio, ma parlare, parlare era . . avere un coraggio che da qualche
parte doveva possedere ancora e che per troppo tempo aveva lasciato
nascosto. Si schiarì la gola prendendo un profondo respiro.
"Seiji . . anche se non è sembrato in questo periodo . . io . .
guarda che ti amo. - sollevò appena lo sguardo per vedere la sua reazione
e quando si accorse che Seiji era lì, immobile e bello come una statua
classica, appena un mezzo sorriso sulle labbra, attento e silenzioso,
Touma aprì il cuore e le parole uscirono come un torrente in piena, e da
esso uscirono tutte le cose che avrebbe sempre voluto dirgli ma che non
gli aveva mai detto, tutto quello che si teneva dentro per timore, tutto
quello che aveva di più prezioso - Ti amo anche se sono un coglione,
anche se ho una paura fottuta, ti amo anche se sto in silenzio e non te lo
dico tanto quanto vorrei, anche se non te lo faccio capire, amo il tuo
corpo ma posso anche farne a meno se mi dici che puoi ancora guardarmi e
non provare schifo. Ti amo per la persona meravigliosa che sei. Ti amo. E
sono stato a un passo da perderti ed ero sul punto di consumarmi dalla
disperazione. Non posso sopportare che . . che tu soffra. Se sono io a
farti soffrire ti giuro che non mi farò mai più vedere, che ti lascerò
in pace, ma sono disposto a fare di tutto, se tu volessi . . "
Seiji allungò una mano e la pose sopra le sue, il sorriso appena
accennato divenuto improvvisamente un po' più ampio, gli occhi due
ametiste incredibilmente profonde.
"Touma, ti amo. Ti amo anche se sei un coglione, anche se spesso
pensi con i testicoli quando mi guardi e non con il cervello, ti amo per
come nascondi la testa sotto il lenzuolo quando ti da' fastidio la luce,
ti amo perché ti saresti davvero accontentato di vedermi dormire, ti amo
perché in quello schifoso vicolo, quella notte, hai pensato prima a me
che al tuo orgoglio."
Touma spalancò gli occhi ritrovandosi di nuovo davanti quella scena
terribilmente disgustosa, la testa di Seiji che si muoveva ritmicamente
fra le gambe di quel . . quel . . il suo primo istinto, il primo pensiero
che gli aveva solcato la mente era stato di prenderlo, spalmarlo contro il
muro e fargli ingoiare quei suoi schifosi soldi, era vero. Seiji era suo!
*Suo*!
Nessuno poteva rivolgersi a lui in quel modo! Nessuno poteva *pensare* di
fargli fare una cosa simile! Eppure non gli aveva fatto niente, era
riuscito a tenere tutta la sua rabbia sotto controllo, gli era bastato
guardare Seiji, capire che stava male, il suo pallore, il suo viso . .
Strinse la mano di Seiji con un tremulo sorriso sul volto e lo sentì
ridere sciogliendosi da quel tocco.
"Ma guarda che sciocco che sei! - gli sfiorò il viso con la punta
delle dita - Piangi adesso, che non c'è proprio niente da piangere!"
Touma scosse il capo, cercando di ingoiare le lacrime, troppo felice,
troppo confuso, troppo . . troppo tutto . .
"Non . . non mi odi?"
"No, non ti odio. E non voglio vivere senza di te. Ci sono cose che
dovremo sistemare - il suo viso divenne serio ma non grave - ma se ci
metteremo d'impegno, io e te, se ci teniamo abbastanza entrambi sono certo
che andrà tutto a posto. Tu . ."
La sua voce terminò in una specie di singhiozzo, pareva che ci fosse un
groppo a chiudergli la gola. Touma si alzò dalla sedia di scatto,
prendendogli il viso fra le mani, quegli occhi luminosi come un'alba
estiva erano velati da un dolore presente e opprimente.
"Seiji? Siamo stati sinceri, entrambi sinceri. Vuoi esserlo fino alla
fine come lo sono stato io? O è troppo presto per te? Non ho fretta,
posso aspettarti per tutta la vita. ."
Seiji chiuse gli occhi, addolorato. "Non ti faccio . . schifo?"
Touma sussultò. "Perché dovresti?"
Lui lo fulminò con uno sguardo irritato. "Devo anche dirtelo? Per
una notte ho scopato tutti quelli che..."
Touma gli posò un dito sulle labbra. "Non prenderti la colpa del
male del mondo Seiji. Non . . non potrei mai odiarti per quello che è
successo perché è stata colpa nostra. Colpa mia. Sei . . sei una persona
meravigliosa, Seiji. Questa è l'unica verità per me, e sarò sempre e
solo orgoglioso se tu vorrai tenermi al tuo fianco."
Lo vide abbassare gli occhi, poi parve arrossire un poco. "Posso
chiederti una cosa?"
"Dimmi."
"Ti spiacerebbe . . abbracciarmi Touma? Ho bisogno del tuo calore . .
la tua dolcezza . .ti . . ti prego...."
Lo tirò a sé con tenerezza, accarezzandogli il capo delicatamente,
assorbendo il suo calore, cercando di proteggerlo da se stesso,
lasciandosi avvolgere dal suo profumo. Gli baciò leggero il capo e
sorrise. Era un sogno. Era tutto solo un incredibile sogno meraviglioso .
. eppure quel corpo era davvero fra le sue braccia, sentiva i capelli
sotto la guancia e il suo respiro che gli solleticava il collo. Sorrise.
"Seiji, ti amo."
Lo sentì annuire in silenzio poi un profondo sospiro. "Stringimi,
Touma, stringimi. Non lasciarmi."
*****
Il telefono squillò.
Ryo era fuori che si allenava con la spada, Touma davanti al computer a
battere ritmicamente sulla tastiera, un suono quasi musicale, dopo un po',
Shuu era seduto per terra e ascoltava a tutto volume chissà che CD.
Ovviamente doveva andare lui a rispondere, pensò Shin alzandosi dal
divano su cui stava seduto leggendo un settimanale.
"Pronto? - silenzio. Un silenzio pesante come un macigno, poi Shin
iniziò a tremare un poco - Da . . davvero? . . No, no, certo che sì!
Oggi pomeriggio va bene per te?. No, nessun impegno . . non dirlo neanche
per scherzo!- Un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra e si asciugò le
lacrime col dorso della mano - No . . va tutto bene . . benissimo .
."
Touma con un'eloquente mossa del capo indicò la scena a Shuu che si sfilò
le cuffie avvicinandosi a Shin prendendogli la cornetta dalle mani
offrendogli una spalla su cui piangere. "Pronto? Seiji! Ma che bella
sorpresa! Ma certo . . sì, sì certo che te li porto! ma ci mancherebbe!
Shin è senza parole dalla gioia . . sta piangendo, già, ma sai com'è .
. mhm. Ok, ci vediamo, allora!"
Poi si voltò verso Touma con un ampio sorriso. Lui si alzò dalla
tastiera e aprì la porta finestra che dava sul giardino "Ryo,
preparati! Oggi pomeriggio andiamo a trovare Seiji!"
La sua stanza era vuota, il letto ancora sfatto e un bellissimo mazzo di
fiori bianchi sul comodino accanto a un libro e a una tazza da te. Shuu si
guardò intorno finchè non riuscì a trovare un'infermiera a cui chiedere
dove fosse. Lei indicò il giardino, in fondo al corridoio.
Il giardino era verde e fresco, non c'erano fiori, solo un grande prato, e
alcuni alberi che stormivano al tocco di una gentile brezza. C'era gente
un po' ovunque, alcuni passeggiavano soli, altri in gruppo ma la
sensazione che si riceveva era di un tranquillo isolamento. Shin si
strinse al braccio di Shuu.
"Io non ci riesco."
"Andiamo, Shin! Che vuoi che ti faccia?"
Lui chinò il capo. "Non è quello che mi farà lui, ma quello che
gli ho fatto io. Non . . non riuscirò mai a perdonarmi . ."
Touma gli sfiorò i capelli con gentilezza "Andiamo, Shin, sono certo
che lui lo sa. E non ti avrebbe mai invitato qui per farti del male."
Ryo scosse il capo "Come lo sai? Potrebbe averci chiesto di venire
per dirci che . . non torna più a casa. Con noi, intendo."
Touma scosse il capo "Poco credibile, ce l'avrebbe detto
semplicemente per telefono."
"Non riesco proprio a capire come tu possa essere tanto
tranquillo!"
Touma sorrise di fronte a quell'occhiata. Non aveva detto a nessuno di
loro di quello che aveva fatto due sere prima, e perché era tornato a
casa tanto tardi. Come spiegar loro che aveva passato tre ore in ospedale
semplicemente abbracciato a Seiji, lì, a parlare, sussurrandosi
nell'orecchio le cose che si tenevano dentro, condividendo pensieri,
emozioni, sensazioni? Non l'aveva neanche baciato. Solo ora gli venne in
mente ed era strano . . no, non era strano. Era già stato tutto perfetto
e completo così, non aveva bisogno di altro perché quella notte fosse
perfetta. Non si era mai sentito tanto parte di un'altra persona, non
aveva mai capito quanto a fondo lo amasse. Eppure non sapeva sinceramente
cosa avrebbe deciso in merito a tutto quello che era successo, non ne
avevano parlato, non si era neppure accennato all'argomento. Touma era
all'oscuro della cosa tanto quanto gli altri.
Sorrise di nuovo scuotendo le spalle.
"Come dovrei essere? Ci dà una possibilità, potrebbe essere
l'ultima che ho di vederlo ma non ho intenzione di sprecarla, ho
intenzione di dirgli quello che provo. E spero che lo facciate anche
voi."
Ryo lo fissò un po' perplesso, poi annuì. "Credo che tu abbia
ragione . .- poi si voltò verso Shin, il capo chino - Non puoi non
venire. Ti prego, fatti forza. Dopo tutto, dovrai affrontarlo, prima o
poi."
"Sono terrorizzato dall'idea di affrontare me stesso, non lui, Ryo. -
un sospiro - Ma sì, verrò."
Shuu mosse il capo a indicare una persona stesa sotto un albero, un
ragazzo.
Biondo. "E' là."
Le braccia sotto il capo, l'erba color smeraldo ad avvolgerlo, un paio di
jeans e una maglietta, Seiji sembrava completamente assorbito dal fissare
le piccole nuvole bianche che correvano nel cielo sopra di lui. Li sentì
avvicinarsi e sorrise mettendosi seduto.
"Siete già qui!"
Guardò l'orologio, mancava ancora mezz'ora all'orario di visita. Shuu
strizzò un occhio. "Hanno aperto prima, oggi, forse hanno visto
Touma che per poco si metteva a strozzare l'addetto!"
Seiji rise alzandosi in piedi. "Bhè, sono contento che siate
venuti."
"Avevamo paura - sussurrò Ryo - che non ce l'avresti più permesso.
L'ultima volta sei stato abbastanza chiaro."
"L'ultima volta avevo detto di aver bisogno di tempo per ..
sistemarmi. Non . . - corrugò la fronte come a cercare una parola che non
veniva, poi scosse il capo mettendo una mano sulla spalla di Ryo. - Lo
sappiamo tutti, e voi meglio di me che bisogna sistemare qualcosa, e che
dobbiamo farlo tutti insieme. Noi siamo un gruppo, siamo amici. E questo
va oltre il fatto che siamo semplicemente noi. Ci sono le armature."
Ryo grugnì. "Come puoi costantemente pensare a quello anche dopo
."
"Pensare al bene del mondo? Al fatto che la terra non venga
conquistata dai demoni? Ci penso sempre, anzi, dovrei pensarci sempre. Per
un po' non l'ho fatto e avrebbe potuto essere un errore che tutti quanti
avremmo pagato caro. Noi e non solo noi. Voi lo sapete quanto lo so io, ma
non è questo quello di cui volevo parlarvi. Farvi la predica per quanto
sia stato debole io . . - un sorriso - No, non questo, ma altro. Vi voglio
bene. Siete miei amici. Non voglio perdervi. Se siete disposti a tentare
di ritrovare insieme un equilibrio io . . vorrei ritornare a stare con
voi, quando mi faranno uscire da qui."
Silenzio.
A Shin sfuggì un singhiozzo dalle labbra chiuse. "Vuoi dire che . .
che mi perdoni?"
Seiji sorrise "Vuol dire che probabilmente per un anno dovrai lavare
i piatti al posto mio, quando è il mio turno, e altre amenità simili. Ma
non dimenticare che . siamo tutti fatti di carne e sangue, Shin. Capita a
tutti di sbagliare. - incrociò il suo sguardo pieno di lacrime e sorrise
quando se lo ritrovò fra le braccia, a piangergli su una spalla,
singhiozzando come un bambino. - Andiamo, Shin, andiamo. Non è il
caso."
"Sembri proprio un bambino! - Shuu lo prese per le spalle facendolo
staccare da Seiji - Lascialo un po' in pace!"
Shin tirò su col naso poi annuì. "Torni davvero a casa? E' . .
meraviglioso . ."
"Anche per me lo è."
Ryo gli sorrise, franco e leale. "Più che lui dovresti perdonare me,
lo sai."
"Bhè, per te vedrò di inventarmi qualche punizione sadica e crudele
- sorrise di nuovo - Lasciamo perdere, Ryo. Non si può fare il processo
alle intenzioni, dopo tutto ognuno è libero di pensare quel che vuole,
anche se . ."
Ryo si corrucciò vedendo lo sguardo di Seiji scintillare pericolosamente.
"Se?"
"Se ti ribecco un'altra volta con le mani addosso a Touma ti
ammazzo."
Ryo spalancò gli occhi per lo stupore. Che Touma se ne uscisse con una
sparata simile andava bene, che fosse geloso, che gli promettesse una
morte atroce . . insomma, era nel personaggio, ma che Seiji mostrasse in
quel modo il suo attaccamento verso una persona . . stava proprio male!
Non era proprio da lui, di solito faceva fatica pure a sorridere e adesso
erano lì da un quarto d'ora che parlavano e aveva sempre quel sorriso
stampato sul volto! Che lo rendeva così assolutamente affascinante,
questo era vero, ma ..
Seiji spostò lo sguardo su Touma "E per quanto riguarda te. -
socchiuse appena gli occhi - Io e te dovremmo avere una lunga, lunghissima
discussione. Ma questo dopo. Sappi che ho intenzione di tenerti d'occhio e
il primo sgarro che farai . ."
Touma si passò una mano fra i capelli, ridendo. Era così felice, si
sentiva così felice! Come non era più stato da un'eternità gli pareva.
Lo voleva al suo fianco, lo voleva lì con sé per tutto il resto delle
sua vita, non l'avrebbe più lasciato scappare, anche a costo di metterlo
davvero al guinzaglio. Seiji era suo, era *suo* e la sola idea lo rendeva
ubriaco di gioia. Gli si avvicinò abbracciandolo stretto, deliziato dal
sentirlo ricambiare la sua stretta, dal sentire il suo profumo, il suo
calore, dal vedere la sua luminosa presenza ancora lì, al suo fianco. Non
l'aveva scacciato, non l'aveva allontanato. Gli avrebbe dimostrato di
tutto, qualunque cosa Seiji gli avesse chiesta, lui gliel'avrebbe data.
Non voleva perderlo, non l'avrebbe più lasciato andare. Mai più.
"Ti amo." gli sussurrò nell'orecchio facendolo tremare.
Seiji gli prese il viso fra le mani, staccandosi un po' da lui.
"Anch'io ti amo."
E premette le labbra sulle sue, rubandogli il respiro, respirando il suo
fiato, assorbendo il suo sapore, con la testa che gli girava per la
felicità, una felicità che era stato a un passo dal perdere. E che
invece, adesso era ancora lì. Era ancora sua. E che nessuno gli avrebbe
più portato via.
Shin arrossì.
Ryo tossicchiò guardando altrove.
Shuu incrociò le braccia con uno sbuffo contrariato.
"Io questi due non li conosco!"
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